La canapa al posto del petrolio

Può una pianta sostituirsi all’elemento che ha portato l’Uomo sulle vette del progresso? Per noi il petrolio è tanto una benedizione quanto una dannazione. Ma la canapa sta già venendo in nostro aiuto. Vediamo in quali modi.

I tessuti
Prima del proibizionismo, la coltivazione della canapa nel nostro Paese era molto florida e diffusa. L’utilizzo maggiore che se ne faceva era in campo tessile,  nell’industria mercantile e in quella navale per la realizzazione dei cordami e delle vele. 

Uno degli svantaggi dell’utilizzo della canapa era il lungo ed elaborato processo di lavorazione per l’estrazione della fibra, da cui si produce il tessuto grezzo. Ma con i miglioramenti dell’ingegneria produttiva, la coltivazione di canapa destinata all’industria tessile è ritornato alla ribalta. Anche perché i vantaggi sono molteplici.

Dalle resistenti e bianchissime fibre della pianta di canapa si producono tessuti molto più forti di altre fibre naturali come il cotone. Anche la qualità non è da sottovalutare. Grazie alla sua fibra cava, infatti, il tessuto di canapa ha la peculiarità di rimanere fresco in estate e caldo in inverno, proteggendo il corpo dall’umidità e comportandosi come il lino (che ne è un lontano parente).

Altro indubbio vantaggio rispetto al cotone è l’impatto ambientale della produzione stessa. Il cotone infatti, per essere prodotto, richiede una quantità d’acqua due volte superiore rispetto alla canapa e  un impiego di pesticidi ormai diventato insostenibile.

La canapa, invece, non ha bisogno dell’utilizzo di pesticidi e non si sostituisce alle coltivazioni esistenti. Può essere infatti coltivata in terreni non utilizzabili dall’agricoltura e per il pascolo. Addirittura può essere coltivata nei terreni fortemente inquinati, come agente bonificante.

Fibra tecnica

Con la cellulosa di cui la pianta è ricca, attraverso un processo di polimerizzazione, si possono ottenere materiali plastici pienamente degradabili che, se in molti casi non possono competere con le sofisticate materie plastiche di oggi, hanno comunque fin dall’inizio una serie di usi importanti per gli imballaggi o i materiali isolanti. Questa lavorazione viene applicata nel campo dell’ingegneria meccanica anche per la produzione di telai di automobili e, ultimamente, anche di aerei leggeri. 

Resistente e duttile, la fibra tecnica può essere impiegata al posto della vetroresina, dei materiali plastici tradizionali e dell’alluminio, per realizzare prodotti innovativi ed ecosostenibili.

Bioedilizia

Con la riscoperta delle costruzioni abitative in linea con i principi della sostenibilità ambientale, la canapa  viene molto utilizzata, mescolata con la calce, come ottimo ed economico isolante termico e acustico, sostituendo in maniera efficiente materiali come il cemento, i classici mattoni e i pannelli isolanti grafite/polistirolo.
La canapa è un’ottima fissatrice di CO2. Al netto delle emissioni di trasporto e lavorazione, un metro quadro di muratura in canapa e calce ha sequestrato all’aria 35 chilogrammi di biossido di carbonio. Oltre ad essere anche loro carbonio-negativi, i biomattoni hanno anche capacità naturali di regolazione dell’umidità. La canapa unita alla calce garantisce un buon isolamento e minimizzazione dei ponti termici, recuperi passivi di calore da energia solare e sorgenti interne, tenuta all’aria esterna e ventilazione meccanica ad alta efficienza. Altra caratteristica è l’ottima resistenza meccanica e la riduzione dei costi energetici per mantenere temperatura e umidità costanti.

La carta

L’utilizzo della fibra e delle parti legnose della canapa per produrre la carta risale a tempi antichi. Un esempio relativamente moderno è la dichiarazione d’indipendenza americana, che è stampata in carta di canapa e dopo più di 200 anni ancora perfettamente integra.

La carta prodotta in fibra di canapa comporta importanti vantaggi ambientali rispetto alle costose fibre di cellulosa ricavate dal legno. Innanzitutto la canapa garantisce un maggiore rendimento e molti meno scarti rispetto agli alberi. Ha in sé una bassa percentuale di lignina. Questo elemento, per essere eliminato dal legno degli alberi e ottenerne la pasta per la carta, richiede un grande impiego di acidi e solventi altamente inquinanti.

Il legname

La canapa può essere considerata un importante sostituto del legno nell’ambito dell’edilizia e della falegnameria. Dalla canapa è infatti possibile produrre delle tavole robuste e resistenti che possono sostituire le comuni tavole in legno. Una coltivazione della durata di tre mesi e mezzo produce una biomassa quattro volte maggiore di quella prodotta dalla stessa superficie di bosco in un anno.
Le tavole di canapa vengono ottenute dall’impiego dei fusti interi di questa pianta, che vengono pressati e assemblati con l’ausilio di un collante. In questo modo possono essere ottenute tavole più leggere e flessibili rispetto alle tavole in legno.

Bonifica dei terreni

Terreni contaminati da metalli pesanti o residui di pesticidi chimici possono essere bonificati con piantagioni di canapa. Grazie al suo apparato radicale, con un processo chiamato “phytoremediation”, la canapa svolge un’azione chelante, ossia assorbe i veleni presenti nel terreno. La sua capacità infestante riesce a ripulire rapidamente anche vaste zone inquinate da arsenico o rame.

In Italia si stanno conducendo sperimentazioni in tal senso in zone altamente inquinate come l’Ilva di Taranto.

I combustibili

La canapa, per la sua alta resa in massa vegetale, è già considerata economicamente vantaggiosa per la produzione di biodiesel in partecipazione o sostituzione dei prodotti petroliferi. Bruciare combustibili da biomassa anziché petrolio non fa aumentare l’effetto serra. Infatti l’anidride carbonica viene prima sottratta all’atmosfera durante la crescita della pianta, e poi restituita all’aria al momento della combustione. In questo modo la quantità di anidride carbonica dell’atmosfera non aumenta, al contrario di quello che succede se si bruciano idrocarburi fossili.

Le automobili

Mai sentito parlare della Ford Cannabis? Risale al 1941 la prima macchina interamente fabbricata in canapa e alimentata da etanolo di canapa. Più leggera di un terzo rispetto alle altre macchine, ma anche più resistente delle normali carrozzerie in metallo. Lo stesso Henry Ford per dimostrare ai giornalisti e al pubblico l’elasticità e la resistenza del nuovo tipo di carrozzeria, si fece filmare mentre colpiva violentemente con una mazza il retro della vettura, senza che questa neppure si scalfisse.

La società John Controls sta effettuando studi su canapa, tapioca e patate dopo aver annunciato di aver messo a punto una nuova tecnologia di stampaggio plastico, che include fibre vegetali nel compostaggio dei pezzi delle automobili. Secondo loro questi materiali ridurrebbero il peso del 40%, rendendo le auto più resistenti del 30% rispetto alle normali carrozzerie in metallo. Senza dimenticare la Kestrel, auto ecologica in canapa costruita dalla Motive Industries, o il fatto che si può trovare la canapa in auto prodotte da Audi, BMW, Ford, GM, Chrysler, Mercedes, Lotus e Honda, tra gli altri. Auto elettriche come la BMW i3 fanno molto affidamento su questo materiale col quale sono realizzate le portiere che risultano più leggere del 10% rispetto a quelle realizzate con materiali tradizionali. 

I cosmetici
Per quello che riguarda l’utilizzo cosmetico, che incrocia in vari modi l’utilizzo alimentare e terapeutico come coadiuvante in diverse patologie, in particolare è da far notare la presenza elevata dell’acido γ-linolenico, che svolge un ruolo importante nella fisiologia e fisiopatologia della pelle, e dei tocoferoli, che sono un potente antiossidante naturale. Lenitivo e riequilibrante, è inoltre un olio ricco di vitamina E, che combatte i radicali liberi responsabili dell’invecchiamento precoce, e di vitamine del gruppo B (in particolare B1, B2, B6). Nell’olio di canapa i tre grassi acidi essenziali indicati sopra sono presenti in media tra il 60 e il 75% del totale e gli conferiscono proprietà antinfiammatorie e rigeneranti, che aiutano per il trattamento e la prevenzione di malattie della pelle come ad esempio l’eczema; pubblicazioni scientifiche ne supportano l’uso in condizioni di pelle secca come psoriasi e xerosi ed è inoltre utile per mitigare le irritazioni cutanee e per evitare o ridurre la formazione di cicatrici. Può essere usato anche localmente in caso di arrossamenti cutanei applicandolo localmente e massaggiando la parte interessata, oppure sui capelli ancora umidi, come impacco rivitalizzante (lasciare in posa almeno 10 minuti). Come andrebbe di moda dire nel mondo pubblicitario legato ai prodotti per la cura della pelle, è un perfetto anti-aging naturale e si inserisce a pieno diritto nei lipidi vegetali con qualità funzionali ai fini del mantenimento del buono stato di salute della pelle.

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