La medicina è da sempre strettamente legata alle piante e alle risposte che le loro molecole provocano nell’organismo. Possiamo verificare questo legame dalla stessa tassonomia delle erbe: non è un caso se la canapa è sativa quanto la salvia è officinalis.
Pare che le molecole attive all’interno della cannabis siano decine se non centinaia, ma le due più studiate e sperimentate ad oggi sono il THC e il CBD.
Quindi iniziamo ad analizzare il composto più conosciuto: il THC, o tetraidrocannabinolo. Si tratta del principale composto psicoattivo contenuto nelle piante di cannabis ed è il responsabile del cosiddetto “high” provocato dalla marijuana. Gli effetti del THC variano a seconda della sua concentrazione, ma anche piccole percentuali stimolano risposte nel nostro organismo.
Si avvertono sensazioni di euforia, rilassamento, parziale perdita dei freni inibitori, epifanie di idee artistiche, seguite dal famigerato grande appetito (non è un caso che il THC venga prescritto per curare l’anoressia).
Tuttavia, è proprio questa capacità di alterare i sensi che ha reso illegale il THC in gran parte del mondo e in Italia, dove la vendita di cannabis è regolata da una sua concentrazione mai superiore allo 0,6%.
Nonostante tutto il THC ha mostrato interessanti proprietà. La ricerca ha già ottenuto promettenti risultati per la sua applicazione con fini terapeutici. È stato infatti dimostrato che può agire efficacemente contro malattie croniche o gravi e disturbi di varia natura, offrendo sollievo e riducendo i dolori laddove i convenzionali farmaci falliscono o presentano effetti collaterali dannosi.
Cos’è il CBD
Ora che abbiamo compreso meglio le proprietà del THC, possiamo affrontare con maggiore facilità i benefici offerti dal CBD (cannabidiolo), così come le differenze che separano questi due cannabinoidi. La principale differenza è che il CBD è un composto non psicoattivo, ovvero non provoca alcun “high”. Ciò, lo rende perfettamente legale, ma soprattutto accolto con particolare entusiasmo dal mondo scientifico e medico. Le sue potenziali applicazioni sull’uomo sono ancora oggi in fase di studio.
Tuttavia, la stretta parentela con il THC tende a mettere, erroneamente, sullo stesso piano questi due composti. Ma adesso che sappiamo che il CBD è sicuro e legale, quali sono le sue reali e potenziali applicazioni?
Il CBD ha dimostrato di essere particolarmente efficace nel trattamento contro la schizofrenia, il disturbo d’ansia sociale e la depressione, oltre a contrastare molti altri sintomi psicotici. Le persone affette da questi disturbi riescono a migliorare la loro qualità di vita grazie alle proprietà terapeutiche di questo cannabinoide, senza però essere costrette a gestire anche gli effetti collaterali potenzialmente indotti dal THC, come l’alterazione dei sensi. Oltre ad aiutare nelle terapie contro alcuni sintomi psicotici, il CBD viene anche usato nel trattamento di malesseri fisici come infiammazioni, emicranie, artriti e spasmi muscolari (dando a questo cannabinoide una connotazione terapeutica ancora più ampia).
Si è insomma già dimostrato un composto molto versatile, ma la lentezza con cui la ricerca si muove in questa direzione è principalmente dovuta all’immagine che la società moderna ha della cannabis, considerata alla stregua di droghe fabbricate o trattate chimicamente.